Sarai “green” e non avrai più nulla
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile fa riferimento ad un programma d’azione “rivolto alle persone, al pianeta e alla prosperità” (citazione testuale) sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei Paesi membri dell’ONU. Essa contempla 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, raggiungibili in due fasi; la prima viene posta proprio nel 2030 e l’altra, a lungo termine, nel 2050. Tra i tanti obiettivi ritroviamo la transizione verde, i piani vaccinali, i diritti civili e via dicendo. Tale progetto prevede prima di tutto la “decarbonizzazione” dell’Europa, cioè la sostituzione del carbone e del fossile che sono lo scheletro della produzione europea con le rinnovabili, che producono “energie pulite”, cioè energie non inquinanti. Esempi di rinnovabili come le pale eoliche o i pannelli solari non fanno altro che sollevare dubbi sulla loro efficienza oltre alle preoccupazioni per gli ingenti costi, dal momento che questi strumenti necessitano sempre di essere implementati da energie fossili perché da soli non potrebbero produrre energia sufficiente al fabbisogno di un paese o di una casa (nel caso dei pannelli solari). Le energie rinnovabili, in sostanza, sono più costose ma meno efficaci. La pretesa finalità di questa trasformazione epocale è la preservazione dell’ambiente, la lotta ai cambiamenti climatici e all’inquinamento. E in effetti se così fosse, non ci sarebbe alcun motivo di parlarne, eppure sembra proprio che nè l’esito nè lo scopo previsti corrispondano a quelli dichiarati.
Infatti, tutti i cambiamenti promossi dall’alto a tal scopo, dalle auto elettriche, alle ZTL, l’ area B, l’ area C, la martellante propaganda sull’alimentazione vegetariana, e via dicendo altro non fanno che creare costi aggiuntivi al cittadino senza promuovere alcun cambiamento, anzi generano solo una spaccatura netta tra chi potrà permettersi di sostituire la sua auto con una elettrica che inquina comunque e chi dovrà rinunciare alla sua perché dichiarata inutilizzabile in quanto inquinante, per fare un esempio. È ingenuo credere che i governi, schiavi di finanza e multinazionali, abbiano a cuore la salvaguardia del pianeta, è plausibile ritenere piuttosto che tali cambiamenti porteranno ad arricchire una fascia sempre più piccola ma sempre più ricca di individui e ad impoverire tutto il resto. Inoltre, l’esito più devastante di questo programma è che la guerra al carbone e al fossile inaugura una nuova stagione di de-industrializzazione dell’Europa, la quale si troverà in una posizione di svantaggio e dovrà rivolgere il proprio sguardo alle potenze estere per risorse ed energie, diventando dipendente dalle nuove potenze mondiali per soddisfare ogni bisogno a chissà quale prezzo. Ciò provocherà l’impoverimento per la stragrande maggioranza della popolazione europea. Ecco quindi l’Agenda 2030, il progetto ideato dai vecchi e nuovi padroni del vapore per modificare gli assetti economici, politici e sociali del globo.
La continua attenzione mediatica ai fenomeni atmosferici e climatici dell’ultimo anno ricorda molto l’asfissiante concentrazione che giornali e tv mostravano verso la questione pandemica e vaccinale. Già solo questo interesse dei media sarebbe sufficiente a chiunque per capirne la montatura che sta dietro. Come allora, ci vengono date delle chiare linee guida da seguire sui comportamenti che il buon cittadino deve assumere, e sono proprio i nostri stili di vita ad essere sotto attacco con il pretesto del clima e dell’inquinamento. Prima la paura inculcata era quella della morte, ora viene messianicamente annunciata la fine del mondo.
Ciò non è chiaro a tutti, la maggior parte delle persone crede anzi nella buona fede di chi governa il mondo, e la maggior parte sono disposti ad enormi sacrifici per permettere questa metamorfosi epocale. Come per il covid, l’Agenda viene esaltata dai più, i giovanissimi ecologisti e a monte, che hanno sposato la narrazione eco-ansiogena della fine del mondo. E allora tutti a inseguire l’emissione 0 come due anni fa si inseguiva il contagio 0. Di stati paranoici in sensi di colpa, i nuovi gretini di tutta Europa sono pronti a spegnere i termosifoni, a non consumare più carne, a muoversi in monopattino, ed intanto il sistema vince: i prezzi di ogni bene schizzano alle stelle in nome della supposta “emergenza climatica” e la classe media scende giù fino alla povertà. Come durante la pandemia, l’istituzione del “lasciapassare verde”, accettato dalla maggior parte delle persone come qualcosa di normale e giusto, ha stabilito il punto di non ritorno di una società completamente assuefatta dalla paura che ha permesso che la sua normalità e quotidianità venisse barattata con delle concessioni dall’alto, così oggi l’ansia e la paura per la fine del mondo causata dal cambiamento climatico e il senso di colpa per i comportamenti irresponsabili dai quali derivano l’ inquinamento, il riscaldamento globale e tutte le catastrofi ambientali, portano l’individuo a credere di essere il colpevole di ogni male del mondo; così, di senso di colpa in senso di colpa, il cittadino si appresta a sopportare tutto quanto li viene ordinato di fare per salvare il mondo, dalla mascherina in auto da solo ai razionamenti energetici vari.
Si profila una nuova società di ricchissimi che avranno accesso a tutte le risorse che agli altri vengono precluse e che detteranno, di crisi in crisi, le regole del mondo. Se la lotta al virus ne ha costituito la prova generale, la sacra pugna contro il cambiamento climatico rappresenta forse l’atto primo della stessa (tragica) commedia.
Il suo nome è Claudia, ama così tanto la filosofia che si è laureata pur sapendo che la sua sublime “inutilità” non l’avrebbe portata a nulla di buono sul piano professionale, e anche per questa ragione Pensiero Verticale è divenuta la sua oasi dove poter liberamente filosofeggiare.
Ma c’è dell’altro, ovvero tantissime altre cose inutili e antiscientifiche che venera: la poesia, l’arte e l’astrologia. È un’anima antica, tutta languore e culto delle rovine. È profondamente innamorata del mare e cerca la verità in ogni cosa.