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Scusi, chi ha vinto?

| Liutprando |

Anche quest’anno il campionato di Serie A è giunto al termine, con lo Scudetto che ha preso nuovamente la direzione di Milano dove l’Inter ha mancato l’occasione della storica seconda stella regalando la vittoria finale all’altra squadra meneghina del Milan: tranquilli, non vi annoieremo con analisi tecniche e dati statistici su questa o quella compagine o se i rossoneri abbiano meritato o meno il titolo, poiché, si sa, il calcio è bello anche per questo.
Eppure, anche se molti non lo comprendono- a volte si storce pure il naso-il calcio sa essere bellissimo e bella stagione appena terminata c’è qualcuno che ha contribuito a renderlo tale: il tifoso.
Ne abbiamo viste di tutti i colori: dagli stadi vuoti alle capienze ridotte, dall’obbligo delle più svariate mascherine fino al celebre foglio verde.


Ancora a gennaio l’ineffabile governo Draghi obbligava i club italici a giocare due partire con la capienza massima di 5000 spettatori: capienza dell’intero stadio Penzo di Venezia.
In seguito ci sono state graduali riaperture: inizi con il botto grazie al geniale striscione esposto prima di Hellas Verona-Napoli con le bandiere di Russia e Ucraina e le coordinate geografiche del capoluogo campano, a cui sono seguite le immancabili accuse di razzismo.


Finalmente, con il mese di maggio, si è arrivati alla capienza completa e lo spettacolo più bello si è avuto con la spettacolare coreografia della Curva Nord dell’Inter nella vittoriosa finale di Coppa Italia giocata allo stadio Olimpico nella Capitale, oppure con la bruciante passione dello stesso impianto in occasione delle partite della Roma contro il Venezia e nella storica semi finale di Conference League.
Mascherine, capienze ridotte ed il presunto razzismo non hanno intaccato uno dei pilastri indistruttibili del calcio: la passione dei tifosi.
Un caloroso bentornato a tutti loro è più che dovuto.

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