“Siate la valanga che sale”: l’eroico esempio del Generale Cascino
Sono gli ultimi giorni dell’agosto del 1917 sul Monte Santo, luogo di importanza cruciale per il proseguimento della Grande Guerra e aspramente conteso tra il Regio Esercito e le truppe austroungariche.
Nonostante i sanguinosi assalti, si iniziano a sentire inni e canzoni patriottiche italiane dirette in faccia al nemico, quasi con lo stesso ghigno beffardo dei nostri soldati lanciati contro le trincee nemiche.
Tutto sotto la guida di Arturo Toscanini, il più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi giunto sul Monte Santo non certo per un’esibizione, ma per rendere onore al Generale Antonino Cascino.
Venuto dall’altro capo della Penisola- nato infatti a Piazza Armerina in Sicilia- è il primo generale italiano che entra a Gorizia nel 1916 a capo della Brigata Avellino, per poi essere mandato a Plava e sul Monte Vodice dove riceve la medaglia d’argento al Valor Militare.
Conquistato il Monte Santo, seppur dopo numerosi assalti e ingenti perdite, vede assegnarsi l’ennesima cima da risalire e conquistare: è la volta del Monte San Gabriele dove il tenace generale siciliano incontra il suo eroico destino.
Il 15 settembre viene gravemente ferito dalle schegge di una granata austriaca eppure rifiuta il ricovero, contro ogni logica guidato da una lucida follia e da un profondo senso del dovere: “Siate la valanga che sale!” così incita i suoi soldati ad andare all’assalto di una cima che verrà conquistata, perduta e poi ripresa in poco tempo.
La forza di volontà estrema presenta però un conto salato a Cascino: il 29 settembre si spegne diventando un eroe purtroppo dimenticato, ma che ci lascia un monito che, a distanza di più di un secolo, è sempre attuale: SIATE LA VALANGA CHE SALE.
Liutprando sono proprio io. Con un nickname così non posso che essere di Pavia, dove vivo e lavoro da diversi lustri. Sono appassionato di calcio, musica rock e metal, libri, birra e cibo. E ovviamente, può capitare che troviate il mio regale nome a firma di qualche pezzo qui e là su questa testata, per la quale mi onoro di scrivere da diverso tempo.