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Società e individuo sotto la lente della sociologia e della psicologia

All’inizio del XIX secolo, Auguste Comte, padre della sociologia, cercò di dare vita a una nuova scienza sociale che affrontasse il complesso mistero dell’uomo. Comte, rifiutando le semplificazioni eccessive della Chiesa cattolica riguardo alla natura umana, si trovò di fronte al dilemma di come comprendere l’individuo al di fuori dei modelli tradizionali basati su condizioni sociali consolidate. La sua soluzione fu di considerare la famiglia come cellula base della società, permettendogli di evitare il problema più ampio dell’individuo.

AFFERMAZIONE DELLA SOCIOLOGIA
Tuttavia, questo approccio presentava delle lacune, come evidenziato da John Stuart Mill, che sottolineò le carenze nella comprensione psicologica e il ruolo cruciale degli individui. Solo recentemente la sociologia ha iniziato ad integrare le scoperte della psicologia, che considera l’individuo come l’oggetto base dell’osservazione. Questo sviluppo ha permesso alla sociologia di diventare una disciplina scientifica più completa, capace di riflettere la realtà sociale con maggiore obiettività e dettaglio. La medicina, ad esempio, inizia con lo studio delle cellule per comprendere il funzionamento di un organismo. Allo stesso modo, per capire le leggi che governano la vita sociale, dobbiamo prima comprendere l’individuo, la sua natura fisiologica e psicologica, e accettare pienamente la qualità e l’ampiezza delle differenze tra gli individui.


Una delle contraddizioni fondamentali nel sistema occidentale è la sua accettazione della discendenza dell’uomo dagli animali, mentre allo stesso tempo nega l’esistenza di una componente istintiva nell’essere umano (rabbia, idee estranee). Questa negazione impedisce la pubblicazione di studi fondamentali sulla psicologia umana. Per comprendere veramente l’umanità, dobbiamo accettare l’esistenza di un substrato istintivo umano e riconoscere il suo ruolo significativo nella vita degli individui e delle società. Questo substrato istintivo, leggermente diverso da quello degli animali, è diventato più ricettivo al ragionamento pur mantenendo i suoi ricchi contenuti originali.

L’UOMO “NON NORMALIZZABILE”
La nostra comprensione delle differenze individuali, del carattere e delle visioni del mondo inizia con il dinamismo bio-psichico di questo substrato; le differenze di contenuto sono secondarie. Alcune persone hanno istinti più forti, altre sono più guidate dalla ragione. Inoltre, ci sono persone con una dotazione istintiva più ricca e più sottile di altre.

Queste differenze individuali sono fondamentali per la creazione di concetti riguardanti questioni umane, sociali e morali che condividono somiglianze significative attraverso culture e civiltà diverse. Tuttavia, è importante notare che tali differenze non possono essere considerate in termini di normalità o patologia. La personalità umana è caratterizzata da un’instabilità intrinseca e da un processo evolutivo che dura tutta la vita. I sistemi politici e religiosi che cercano di stabilizzare o rallentare questo processo spesso si rivelano malsani dal punto di vista psicologico.

La vera crescita e trasformazione della personalità diventano creative solo quando accettate come parte del corso naturale delle cose. Infine, la nostra capacità di immaginare e riprodurre internamente la realtà ci distingue dagli animali e ci permette di confrontare dati, guidare operazioni costruttive e prevedere risultati futuri. Questo atto di proiezione e ispezione interna completa la nostra coscienza.

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