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“Toccherà anche a voi!”: L’invasione degli ultracorpi

Settimana scorsa, all’età di 88 anni, è morto il grande attore canadese Donald Sutherland ed oggi vogliamo ricordarlo parlando di quel capolavoro assoluto di film che risponde al nome di “Terrore dallo spazio profondo” (“Invasion of the Body Snatchers” in originale). Alla base abbiamo il romanzo omonimo del 1954 di Jack Finney, dal quale Don Siegel trasse “L’invasione degli ultracorpi” nel 1956. Nel 1978 toccò quindi a Philip Kaufman cimentarsi con la materia, con Donald Sutherland, Leonard Nimoy e Jeff Goldblum come protagonisti.

CRITICA ALLA SOCIETA’ MODERNA
La storia racconta di una subdola invasione aliena tramite dei baccelli che, uno alla volta, prendono il posto della controparte umana, creandone un clone privo di empatia e umanità. La pellicola, utilizzando la metafora fantascientifica, altro non è che un’aspra critica alla società moderna, che pretende un mondo di uguali nel quale l’individuo altro non è che una pedina insignificante all’interno di un grande ingranaggio statale.
Ma la cosa più mirabolante della trama è il meraviglioso finale, che non può essere certo dimenticato: mentre nel romanzo e nel film di Siegel gli umani avevano la meglio, qui assistiamo al protagonista Matthew (interpretato da Sutherland), che ha combattuto per tutto il film per ribellarsi all’inevitabile, avvicinato dall’amica Nancy che lo chiama per nome. Per tutta risposta lui la indica e lancia un agghiacciante urlo stridulo: tutto è perduto, anche lui è diventato un alieno. Per rendere ancora più credibile la scena il regista aveva avvertito solo Sutherland del finale, così che l’attrice che interpreta Nancy urla veramente terrorizzata.


Ancora oggi quelle immagini sono in grado di instillarci paranoia e nel farci perdere in un solo istante fiducia in un mondo che costringe anche l’eroe di turno a cedere alla rassegnazione, a farci dubitare di noi stessi e della nostra difficoltà di mantenere la barra dritta in questi tempi duri. 
Passare da eroe tormentato a cattivo senz’anima in un istante diremmo che è la migliore eredità attoriale che Donald Sutherland ci potesse lasciare.

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