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Tutti insieme, tutti soli. Ecco il “coliving”

Corso XXII Marzo è, in un certo senso, la miglior rappresentazione del lato romantico di Milano. Una delle arterie più importanti della città, sempre trafficata eppure scorrevole; che si muove attraverso il movimento del tutto, dove le domestiche filippine con bambini e cani a passeggio si passano la strada con dirigenti con le macchine in fringe Benefit che sfrecciano e si fermano in una danza continua che poi, a ben guardare, è proprio il nostro tempo. 

L’ESPERIMENTO DI COHABS

Non distante da lì, in Via Caltanissetta, nasce il primo Co-Living meneghino. Cohabs, azienda che si muove nelle nuove frontiere dell’abitare, conta già 100 soluzioni in Europa e negli Stati Uniti come la recente milanese: 700 metri quadrati, 27 camere da letto e spazi comuni dove mangiare, rilassarsi, fare il barbecue e godersi illimitate serie Tv di ogni piattaforma streaming disponibile.  Il piano d’appoggio dell’investimento di Cohabs, come per ogni buona azienda che si rispetti, viene dal mercato e pone tutto il marketing proprio nella dimensione del: “in una grande città puoi vivere come a casa”, “‘Non solo coinquilini, ma persone con cui condividere il tuo tempo”. Il tutto ad un modico prezzo che si situa tra i 1.100€ e i 1.500€ al mese: di fatto come un box fatto a monolocale a Porto di Mare o a Bande Nere.

Le riflessioni sul mercato immobiliare abbondano e anche un loculo da qualche metro quadro con cucina divisa per 27, diventa una soluzione di lusso per uno stipendio medio nella città più internazionale d’Italia. Ma questa non è una nuova assunzione e Il co-living non è una soluzione.

TUTTI INSIEME, TUTTI SOLI

Apparentemente conveniente però dal punto di vista dei servizi che questa nuova forma di condivisione abitativa apporta, lascia spazio a riflessioni ben più complesse, legate al rapporto tra gli esseri umani subordinato, in questo come in quasi tutte le sfere del sociale, alle dinamiche governate dal grande capitale.

Persone che non si conoscono e che non intrattengono nessun tipo di relazione decidono, in età adulta (Cohabs gode tra i maggiori clienti proprio i lavoratori) di condividere uno spazio enorme ma piccolo, rinunciando al proprio in funzione della pay tv e della friggitrice ad aria. E non si tratta del fenomeno “coinquilinismo” tipico degli anni dell’università, ma di una scelta consapevole e centrata su quello che è lo stile di vita “da grandi”. Giornate vissute negli spazi grigi di una città che non è la tua, in cui hai dovuto traslocare per un lavoro che credevi decente e invece è solo malpagato, per ridurti ad abitare con altre persone come te che sole, cercano un luogo da chiamare casa. 

La solitudine dell’uomo contemporaneo, diremmo con una punta di rassegnazione. riempita da spazi impersonali e serie tv comprese nell’affitto, letti piccoli e unici, bagni condivisi e aspettative di una vita adulta bruciate dal grigio vuoto del nostro tempo dal quale è davvero difficile riuscire a ritagliarsi una dimensione propriamente e autenticamente umana.

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