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Una Voce nel Silenzio si mobilita per la Siria

Nella serata di ieri mercoledì 11 dicembre, i volontari di Una Voce nel Silenzio hanno organizzato un sit-in davanti al consolato siriano di Milano. Durante l’evento, i partecipanti hanno acceso candele, esposto un’immagine della Madonna di Maaloula e letto un comunicato per denunciare i rischi posti dal nuovo governo siriano. L’iniziativa ha voluto richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sui pericoli che il regime rappresenta per la diversità religiosa e il futuro della popolazione civile.

L’associazione Una Voce nel Silenzio, attiva sul campo dal 2016, ha scelto di ribadire il proprio impegno umanitario a sostegno del popolo siriano. Testimoni della devastazione causata da oltre un decennio di guerra civile, i volontari continuano a fornire aiuti e supporto alle comunità colpite.

La situazione attuale in Siria

La Siria si trova intrappolata in una crisi multilivello, dove pressioni interne e ingerenze esterne lasciano poche speranze di una soluzione a breve termine.

La crisi siriana attuale è il risultato di una lunga serie di destabilizzazioni orchestrate dagli Stati Uniti e dai loro alleati, con il sostegno diretto o indiretto di Israele. Ricordiamo che le manifestazioni pacifiche del 2011 sono state rapidamente strumentalizzate per creare caos e armare i ribelli, portando il Paese in un decennio di guerra civile devastante.

Che le dinamiche internazionali abbiano giocato un ruolo determinante in questa crisi non è dunque un segreto. La Siria è una regione strategica, ricca di risorse naturali e simbolo di civiltà antiche, è diventata il fulcro di un piano più ampio per destabilizzare il Medio Oriente. Gli Stati Uniti hanno continuato a mantenere una presenza illegale nel nord-est della Siria, controllando risorse petrolifere chiave, mentre le sanzioni internazionali hanno soffocato ulteriormente la popolazione civile, aggravando la crisi umanitaria. Con il nuovo cambio di governo Turchia, Israele e altri attori internazionali si contenderanno il controllo di territori strategici, contribuendo a una situazione di instabilità cronica che non troverà facilmente risoluzione: e questo sembra il vero scopo dell’operazione.

Inoltre, l’ipocrita narrazione mediatica occidentale definisce terroristi alcuni gruppi mentre ne normalizza altri, quando funzionali ai propri interessi geopolitici. I ribelli jihadisti estremisti vengono dipinti come moderati o democratici, distorcendo la realtà per sostenere agende politiche completamente disinteressate alla sovranità della Siria e alla salvaguardia dei valori del socialismo e della convivenza religiosa.

Dal punto di vista sia geopolitico, ma anche e soprattutto religioso-metafisico, la distruzione della Siria, come quella la Palestina, è un segnale al mondo ben chiaro: il ventre della Cristianità e delle religioni del Mediterraneo deve essere cancellato dalle carte geografiche. Tuttavia, riportando il commento agli ultimi fatti dell’Ayatollah Khamenei, non dobbiamo dimenticare che “la resistenza è una fede, un pensiero, una decisione del cuore, la resistenza è una scuola di fede. La fede di un popolo o di parte di esso, non solo non si indebolisce, ma si rafforza quando è sottoposto a pressione”.

IL COMUNICATO DELL’ASSOCIAZIONE

La Siria, dopo oltre un decennio di guerra civile, continua a essere manipolata da forze esterne che perseguono esclusivamente i propri interessi, ignorando il destino del popolo siriano. Il cambiamento di governo, anziché offrire una speranza di stabilità, promette solo nuovi capitoli di oppressione e violenza. Il Paese rimane un teatro di giochi di potere internazionali, dove il benessere della popolazione non è mai stato una priorità. E il mondo rimane a guardare ipocritamente, dimenticando le immagini di terrore e di distruzione che susseguono dal 2011.

Gli estremisti rappresentano una minaccia concreta per la diversità religiosa del Paese. I cristiani, così come i musulmani che si oppongono a questa visione radicale, rischiano persecuzioni crescenti. Nel Paese culla della Cristianità, simbolo di convivenza e pluralismo, le ombre dell’intolleranza rischiano di spegnere quella luce di speranza.

Una Voce nel Silenzio, che opera con attività di volontariato in Siria dal 2016, è testimone della devastazione portata dai ribelli dell’HTS e non dimentica il dolore del popolo siriano. Non possiamo rimanere in silenzio mentre l’estremismo minaccia di cancellare secoli di storia, cultura e identità: per questo motivo, abbiamo scelto come simbolo della nostra azione la Madonna di Maaloula, simbolo di resistenza e speranza contro l’odio jihadista.

Chiediamo alla comunità internazionale di fermare il sacrificio della Siria sull’altare degli interessi globali e di impegnarsi concretamente per assicurare il rispetto delle comunità cristiane siriane. La nostra missione non si ferma: continueremo a sostenere il popolo siriano perché la fede risplende, anche nelle tenebre più profonde.

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