Vivo(no) per Lui
Tramontato nel 1945, il fascismo rappresenta un periodo storico che ha coinvolto il nostro continente. Nato, cresciuto e terminato come ogni movimento umano che ha un inizio e una fine, esso resta ancora argomento centrale nel panorama culturale italiano. Non è stato l’ordinamento politico più longevo e neanche tra i più lunghi, vent’anni rispetto a monarchie o a imperi che hanno dominato diversi secoli, sono davvero un tempo limitato. Eppure ciò che ormai potrebbe appartenere alla storia, in maniera non diversa rispetto ad ogni altro contesto che ci ha preceduti, continua a perseguitare le anime belle della nostra Italia democratica.
ANTIFASCISMO COME STRUMENTO DI LEGITTIMAZIONE POLITICA
A parlare di fascismo in maniera ossessiva non sono i fascisti, come si potrebbe immaginare, ma i suoi avversari politici. Esatto, i vivi che ancora combattono i morti. Specialmente nella cultura: film, documentari, dossier, libri, serie televisive, rimbombano continuamente sui mass media e riempiono gli scaffali delle nostre librerie, come se quel regime debba sopravvivere in eterno.
Nel linguaggio comune, nonostante siano diversi i sinonimi offerti dalla lingua italiana, se qualcuno vuole condannare un interlocutore per arroganza, giudicare una scelta politica diversa dalla propria o per qualsiasi altro comportamento ritenuto avverso, l’aggettivo “fascista” è sempre dietro l’angolo, pronto ad essere utilizzato come un’arma per colpire chi è nel mirino. Questo rappresenta uno dei mille esempi in cui nella quotidianità molti si scontrano quasi con una forza magnetica, rispetto a ciò che non c’è più, con il risultato di rendere superficiale un confronto e offendere un patrimonio linguistico come il nostro nel quale ogni contesto possiede delle parole adeguate da esprimere. Il mostro deve essere continuamente condannato, anche quando è sepolto dalla storia. Sembra quasi che mentre il mondo va avanti l’Italia sia ferma lì, stagnante in una guerra civile sanguinaria, anch’essa terminata, che però non riesce a cessare.
L’ENNESIMO TERATRINO: ACCA LARENTIA
Qualche giorno fa su Acca Larentia, di nuovo il solito teatrino delle miserie umane: il saluto romano, i fascisti, il pericolo. La storia insegna ben altro. Il “Presente” è un rito che si svolge da decenni nei luoghi dove militanti politici hanno perso la vita e il saluto romano non ha mai permesso, a chi ricorda, di sovvertire il potere alzando un braccio.
Ciò che risulta strano, è che i difensori ortodossi del regime democratico, piuttosto che focalizzarsi su quei 15 secondi di “Presente”, non abbiano mai parlato di come nella candida Italia democratica tre ragazzi di circa 20 anni siano morti, in circostanze terroristiche, con armi che fanno dei giri immensi nella storia oscura di quegli anni, coma la mitraglietta Skorpion che sparò ad Acca Larentia. Nessun tutore morale della libertà d’opinione della nostra Italia, si sia chiesto se gli assassini abbiano mai pagato. Nessuno ha mai messo in discussione se sia giusto che un ragazzo di 20 anni muoia perché il sistema lo etichetta come fascista, continuando a perpetuare quella tragica favola che per anni è stato un ritornello quotidiano: “uccidere un fascista non è un reato”, mentre Ramelli, Mantakas, i fratelli Mattei morivano insieme a tanti altri, solo per esprimere la legittima libertà di pensarla diversamente.
Dunque all’alba del 2025, in un mondo dove l’intelligenza artificiale dominerà ogni campo della società, la guerra fredda è finita, Usa, Cina e Russia dominano lo scacchiere internazionale da diversi fronti, la globalizzazione crea poteri finanziari e modelli di governo internazionale per i quali la sovranità e l’esistenza degli stati nazione sembra giungere al tramonto, noi parliamo ossessivamente del fascismo, di un pericolo del suo ritorno che non esiste, concedendo a ognuno il suo momento di gloria per aver combattuto un nemico che perseguita tanto quanto un brutto sogno ricorrente che non trova sbocchi nella realtà.
Classe 1992, da sempre appassionato di lettura e scrittura. Da alcuni anni collabora con diverse riviste, cartacee e online, occupandosi dei più svariati ambiti: dallo sport, all’attualità, passando per eventi politici nazionali, fino a temi pertinenti alla terra in cui è nato e vive, la Calabria. Scrive per Pensiero Verticale da diversi anni, credendo fermamente nella direzione intrapresa dalla redazione, volta a rappresentare uno spazio di pensiero libero e confronto, contrapposto all’omologazione culturale del mondo contemporaneo.